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> Olocausto, Esiste o no?
Esiste l'olocausto?
OLOCAUSTO
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MajinGogetaSSj4
messaggio Oct 2 2007, 06:07 PM
Messaggio #41


Super Saiyan 2
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2° Parte
P.S. Vegeta666, prima leggi tutto, poi commenta...

La genesi del mito di Auschwitz

Nel New York Times del 27 agosto 1943 si poteva leggere a proposito di Auschwitz:

«Le condizioni di vita sono particolarmente dure nel campo di Oswiecim (Auschwitz). Secondo stime, 58.000 persone vi sono perite.»

Sorprendente è che il numero di vittime stimato era piuttosto al di sotto della realtà, mentre la menzione delle dure condizioni di lavoro era esatta. È impossibile tuttavia che gli Alleati abbiano ignorato per due anni ciò che davvero avveniva nel più grande dei campi di concentramento germanici. È solo nel corso del penultimo anno di guerra che la leggenda prende forma concretamente.

Arthur Butz ha magistralmente dimostrato, nella sua opera "The Hoax of the Twentieth Century", come la propaganda su Auschwitz sia cominciata all'inizio dell'estate 1944, con dei racconti sulla gassazione di 400.000 ebrei ungheresi a Birkenau.
Era logico che i creatori del mito delle camere a gas facessero di Auschwitz il centro della loro propaganda. Era il campo più importante, aveva registrato, per epidemie di tifo, elevati tassi di mortalità ed era fornito di crematori. Non si potevano sognare condizioni più favorevoli alla nascita di un mito. Inoltre, Birkenau faceva funzione di campo di transito per gli ebrei trasferiti all'Est. Un immenso complesso concentrazionario, un tasso di decessi elevato, un veleno a base di acido cianidrico utilizzato massivamente (lo Zyklon era consegnato anche a circa quaranta sotto-campi), migliaia di deportati ebrei che arrivavano a Birkenau e che sarebbero scomparsi poco tempo dopo, apparentemente senza lasciare traccia, senza contare le selezioni nel corso delle quali si separavano i detenuti atti al lavoro da quelli inabili.

Auschwitz fu occupata dai sovietici il 27 gennaio 1945. Fin dal 2 febbraio appariva nella Pravda un lungo elenco delle atrocità che vi erano state perpetrate, un racconto in cui si poteva leggere in particolare questo:

«Le camere a gas collocate nella parte orientale del campo erano state trasformate. Le si erano provviste anche di torrette e di ornamenti architettonici, di modo che avessero l'aspetto di inoffensivi garages [...] Essi [i tedeschi] spianarono le «antiche fosse», dove risultavano dei rilievi, rimossero e distrussero le tracce del sistema della catena di montaggio dove centinaia di persone erano state uccise ogni giorno con la corrente elettrica [...]» (citato nel n•della rivista Historische Tatsachen. Robert Faurisson è stato il primo a prestare attenzione all'articolo della Pravda).

Nessuno storico ha mai preteso che vi fossero camere a gas nella parte orientale del campo (o a Monowitz) e, da allora, non si è più sentito parlare del sistema della catena di montaggio che permetteva di uccidere con la corrente elettrica le persone. Quanto alle camere a gas di Birkenau situate nella parte occidentale del complesso di Auschwitz, la Pravda non le menzionava neppure! Ciò prova che all'epoca gli Alleati non si erano ancora messi d'accordo sulla versione ufficiale.
Dopo la liberazione, il campo venne chiuso. Poi, solo pochi osservatori occidentali scelti con molta cura vi furono ammessi, fino a che non si giunse all'apertura del museo di Auschwitz.

Terminata la guerra, gli inglesi cercarono febbrilmente Rudolf Höss, che doveva diventare il testimone chiave del più grande crimine di tutti i tempi. Ma Höss si era nascosto e viveva sotto il nome di Franz Lang in una fattoria dello Schleswig-Holstein. Un distaccamento britannico finì per scovarlo nel marzo 1946. Nel suo libro Legions of Death (Arrow Books Limited, 1983, p.e sgg.) lo scrittore inglese Rupert Butler descrive come è stata ottenuta la confessione di Höss.

Butler s'appoggia alle dichiarazioni del sergente ebreo-britannico Clarke che ha diretto l'arresto e l'interrogatorio del primo comandante di Auschwitz:

«Höss lanciò un grido alla semplice vista delle uniformi britanniche. Clarke urlò: `"Il tuo nome?"
Ogni volta che la risposta era "Franz Lang", Clarke abbatteva il suo pugno sulla faccia del prigioniero. Al quarto colpo, Höss crollò e ammise la sua identità. [...]
Improvvisamente il prigioniero fu strappato dalla sua cuccetta e gli stracciò il pigiama. Fu poi trascinato nudo verso una tavola di tortura e là Clarke credette che colpi e grida non avrebbero avuto mai fine [...]
Si gettò su Höss una coperta e fu trascinato verso la vettura di Clarke dove quest'ultimo gli versò in gola un bicchierone di whisky. Mentre Höss cercava di dormire, Clarke gli punzecchiava le palpebre col suo bastone urlandogli in tedesco: "Tieni aperti i tuoi occhi di maiale, razza di porco!" [...]»

Ci vollero tre giorni per ottenere [da Höss] una dichiarazione coerente (traduzione presa da Annales d'histoire révisionniste n• l, primavera 1987, pp. 145-146).

Adesso, dopo mezzo secolo, il popolo germanico è sotto l'accusa mostruosa di aver pronunciato contro gli ebrei una condanna a morte collettiva e, nella misura in cui aveva potuto mettere le mani su di loro, di averli annientati con un massacro commesso a sangue freddo. La base principale di questa accusa è una confessione estorta con la tortura.

In verità gli accusatori hanno involontariamente commesso qualche errore a dir poco imbarazzante. Hanno inventato un campo di sterminio, quello di «Wolzek», ossia hanno lasciato che Höss ne inventasse uno, e hanno costretto Höss a confessare che aveva visitato fin dal giugno 1941 il campo di Treblinka, che fu invece inaugurato tredici mesi più tardi.

Dopo aver testimoniato a Norimberga, Höss fu rimandato in Polonia. Nella prigione di Cracovia redasse la sua biografia, di cui si può supporre che sia esatta in gran parte, nonché le sue note sullo sterminio degli ebrei ad Auschwitz. Non sapremo mai se le cose incredibili che Höss ha raccontato nella sua descrizione del processo di gassazione e di cremazione siano nate nell'immaginazione del suo guardiano o se lui abbia avuto l'intelligenza di descrivere, per calcolo, delle operazioni tecnicamente impossibili destinate ad attirare, prima o poi, l'attenzione critica degli storici.

Benché Auschwitz sia stata designata, fin dal processo di Norimberga, come il centro dello sterminio degli ebrei, fino al 1960 si è parlato molto di più di Dachau e della sua o delle sue camere a gas. Ma il mito delle camere a gas del Reich tedesco ha finito per cedere, perché le prove che gli si opponevano erano troppo pesanti. Da qui il trasporto delle camere a gas dietro la Cortina di Ferro.

Il Museo di Auschwitz ha preteso fino al 1990 che 4 milioni di persone fossero state assassinate in questo campo. Di colpo, senza fornire spiegazioni, si sono recentemente ridotte queste cifre a «poco più di un milione», riconoscendo così che ci si era ingannati per mezzo secolo. Ma la nuova cifra non è provata più di quanto lo fosse la vecchia.

Secondo il ricercatore italiano che più d'ogni altro si è specializzato su Auschwitz, Carlo Mattogno, la cifra dei decessi in questo campo sarebbe attorno a 170.000 unità, il 50 % ebrei (Ernst Gauss, Grundlagen, pp. 306-307).

Ma Hitler non aveva «annunciato» l'Olocausto?

In mancanza di prove dell'assassinio di milioni di ebrei, gli sterminazionisti producono citazioni di Hitler e di altri gerarchi nazionalsocialisti, che minacciano gli ebrei di sterminio. Nell'ultimo capitolo del secondo volume del Mein Kampf, si può leggere così:

«Se, all'inizio e nel corso della guerra, si fossero sottoposti una sola volta dodici o quindicimila di questi ebrei corruttori del popolo ai gas tossici che centinaia di migliaia dei nostri migliori lavoratori tedeschi di ogni provenienza e professione hanno dovuto subire in guerra, il sacrificio di milioni di uomini sul fronte non sarebbe stato vano.»

Il contesto in cui si situa il passaggio mostra per intero, col numero da dodici a quindicimila persone da eliminare, che Hitler non annoverava tra i suoi progetti lo sterminio degli ebrei nella loro totalità, ma solamente la liquidazione di quelli attivi nel movimento marxista e che reputava responsabili della disfatta della Germania nella prima guerra mondiale.

Sono rari i libri di storia che non menzionino il discorso di Hitler del 30 giugno 1939, in cui il dittatore dichiarava:

«Se i circoli ebrei internazionali finanziari, dentro e fuori dell'Europa, dovessero riuscire a trascinare i popoli in una nuova guerra mondiale, i risultati non sarebbero la bolscevizzazione della Terra e di conseguenza la vittoria del giudaismo, ma l'annientamento della razza ebrea in Europa.»

Questi propositi costituiscono senza dubbio una chiara minaccia. Ma non bisogna perdere di vista che l'uso di un linguaggio minaccioso era da sempre tipico del movimento nazional-socialista, che aveva dovuto mostrarsi aggressivo fin dall'inizio, negli scontri di strada o nei dibattiti che l'avevano opposto all'estrema sinistra. I nazional-socialisti erano abituati ad utilizzare parole come «distruggere» o «annientare». Esistono d'altronde anche da parte degli Alleati una quantità di citazioni dello stesso genere: ed anche Churchill ha detto, il giorno in cui l'Inghilterra ha dichiarato guerra alla Germania, che lo scopo della guerra era «la distruzione della Germania». Nessuno ha avuto l'idea di imputare a Churchill l'intenzione di sterminare fisicamente il popolo tedesco. In tempo di guerra, i propositi sanguinari di questo tipo sono frasi non insolite.

Dando a tale citazione valore di prova dell'Olocausto, gli sterminazionisti cadono in una contraddizione insolubile: quando si chiede loro perché non esista documento sul genocidio né fosse comuni piene di vittime dell'Olocausto, essi rispondono che i tedeschi hanno voluto nascondere i loro crimini agli occhi del mondo e che, di conseguenza, si sono astenuti dal redigere documenti e hanno fatto sparire tutti i cadaveri delle vittime; ma secondo gli stessi sterminazionisti, i dirigenti nazisti non avrebbero provato alcun disagio a preannunciare con grande anticipo i loro piani di genocidio.

Il processo di Norimberga

Poiché non vi sono prove dell'Olocausto - niente documenti, niente cadaveri, niente armi del crimine - e le sole minacce in sede politica di Hitler costituiscono un fondamento veramente troppo scarno per un'accusa così grave, i tribunali dopo la guerra furono incaricati dai vincitori, poi dai governi tedeschi successivi, di trovare le prove di un genocidio perpetrato su milioni di persone nelle camere a gas, senza che del delitto fosse rimasta la minima traccia.

L'obiettivo del processo di Norimberga è stato quello di configurare un crimine, unico nella storia mondiale, attribuendolo ai tedeschi.

Certo le potenze occidentali non hanno indietreggiato, nell'occasione, davanti alle torture fisiche - si pensi a Rudolf Höss e ai guardiani di Dachau - ma essi hanno generalmente utilizzato una tattica più sottile: poiché l'Olocausto era da considerarsi come un fatto definitivamente stabilito, gli accusatori han dato prova di una grande disinvoltura quanto alla colpevolezza individuale di tale o talaltro accusato.

È così che una figura importante come il ministro degli armamenti Albert Speer è potuto sfuggire alla forca ammettendo l'Olocausto e riconoscendo la propria complicità morale. Durante processi successivi contro nazisti di secondo ordine, gli accusati sono ricorsi, spesso con successo, alla tattica consistente nel riversare qualsiasi colpa su superiori morti o scomparsi.
L'articolo 19 dello statuto del Tribunale Militare Internazionale (TMI) nato dall'Accordo di Londra firmato dagli Alleati l'8 agosto 1945, e base del processo di Norimberga, prevedeva che «Il Tribunale non sarà tenuto alle regole tecniche relative all'amministrazione delle prove [...]»: ogni documento che il tribunale giudicasse aver valore di prova era ammesso. Il tribunale poteva accettare corpi di reato senza assicurarsi della loro affidabilità e rigettare le prove a discarico senza darne i motivi. Ciò significa chiaramente che si potevano a volontà forgiare dei corpi di reato e ignorare delle prove a discarico.
Inoltre l'articolo 21 dello statuto stabiliva che «Il Tribunale non esigerà che sia presentata prova di fatti di pubblica notorietà, ma li darà per acquisiti [...]». Era lo stesso tribunale a decidere cosa fosse «un fatto di pubblica notorietà». Cosicché la colpevolezza degli accusati era stabilita per principio, poiché l'Olocausto e le altre colpe che pesavano su di essi erano dei fatti di «notorietà pubblica».

Solo chi ha letto di persona i documenti di Norimberga può rendersi conto del carattere semplicemente strampalato delle accuse che i vincitori hanno portato contro i vinti. Noi diamo qui due esempi di cose «sorprendenti» che sono state rimproverate ai tedeschi a Norimberga.

Contrariamente all'opinione largamente corrente, i tedeschi disponevano sotto Hitler della bomba atomica; essi non l'hanno tuttavia utilizzata per combattere gli Alleati, ma unicamente per assassinare gli ebrei, come mostra il dialogo seguente fra il procuratore americano Jackson e Albert Speer:

«Jackson: E certe ricerche ed esperimenti sono stati anche realizzati in materia di energia atomica, non è vero?
Speer: Non eravamo sfortunatamente così lontani, poiché, siccome le migliori forze che noi avevamo in materia di ricerche atomiche erano emigrate in America, eravamo molto in ritardo nel campo della ricerca atomica e ci occorrevano ancora da due a tre anni perché noi potessimo forse ottenere una fissione atomica.
Jackson: Mi sono stati mandati certi rapporti su di un esperimento realizzato in prossimità di Auschwitz e mi piacerebbe sapere se voi ne avete sentito parlare e se voi ne sapete qualcosa. Il fine di questi esperimenti era scoprire un mezzo efficace che permettesse di annientare persone nella maniera più rapida, senza dover costringere - come si era fatto prima - a fucilare, gassare o bruciare. Secondo quello che mi hanno riferito, l'esperimento è stato realizzato nel seguente modo: si alloggiarono 20.000 ebrei in un piccolo villaggio provvisorio costruito tempestivamente a questo fine. Questi 20.000 ebrei furono annientati pressoché istantaneamente con l'aiuto di materiali di distruzione appena inventati, e, in modo tale che non ne restò la minima traccia. L'esplosione provocò una temperatura da 440 a 500 gradi Celsius e distrusse le persone in modo tale che non lasciarono alcuna traccia del tutto.»
(Processo dei grandi criminali di guerra davanti al tribunale militare internazionale, Norimberga, 14 novembre 1945 - 1 Ottobre 1946, volume XVI, pp. 579-580).

Secondo le accuse sovietiche, i tedeschi hanno assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen non meno di 840.000 prigionieri di guerra russi procedendo come segue:

«Nel piccolo locale c'era un'apertura di circa 50 cm. I prigionieri di guerra si dovevano mettere con la testa all'altezza del buco ed un tiratore che si trovava dietro il buco gli sparava. Ma questo dispositivo era in pratica insufficiente, poiché, spesso, il tiratore non colpiva il prigioniero. In capo ad otto giorni si creò un nuovo dispositivo. Il prigioniero era piazzato, come prima, presso la parete; poi si faceva scendere lentamente una piastra di ferro sulla sua testa. Il prigioniero di guerra aveva l'impressione che si volesse misurare la sua altezza. C'era nella piastra di ferro un chiodo e affondava nella nuca del prigioniero. Questi crollava morto sul pavimento. La piastra di ferro era azionata per mezzo di una leva a pedale che si trovava in un angolo di questo locale.» (op. cit. volume VII, pagg. 416-417).

Secondo l'accusa, i cadaveri di 840.000 prigionieri di guerra assassinati in tal modo erano stati incineriti in quattro crematori mobili montati sul rimorchio di un camion. Né l'ammazzatoio a pedale, né i crematori mobili capaci di incinerire ciascuno 210.000 cadaveri in un tempo record, né gli innumerevoli altri prodigi tecnici descritti a Norimberga sono stati presentati al tribunale come corpo del reato. Ma l'assenza del corpus delicti è stata largamente controbilanciata dalle dichiarazioni scritte di testimoni che deponevano sotto giuramento.

I processi per i campi di concentramento nella Germania dell'Ovest

È semplicemente penoso spiegarsi perché il governo tedesco istruisca ancor oggi processi contro pretesi criminali di guerra. Queste le ragioni:

Mentre le strutture politiche della RDT sono state create dall'occupante sovietico, quelle della RFT si sono formate sotto il controllo degli occupanti occidentali, degli Stati Uniti in primo luogo. Gli americani hanno naturalmente sorvegliato che nessun dirigente dello Stato tedesco dimezzato, che essi avevano tenuto a battesimo, si discostasse dalla loro linea sui punti importanti. In seguito, il sistema politico si é riprodotto spontaneamente. Si tratta di una tendenza ormai intrinseca alle strutture gerarchiche - d'altra parte, nessun ateo o libero pensatore dichiarato diventa cardinale della Chiesa romana.

Partiamo dal principio che i cancellieri della Germania dell'Ovest, da Adenauer a Schmidt, hanno creduto all'Olocausto, almeno a grandi linee. D'altra parte, anche se non fosse stato così, si sarebbero ben guardati dal rivelare i loro dubbi. Durante la guerra fredda, la RFT aveva bisogno della protezione degli Stati Uniti contro la minaccia sovietica. Se i dirigenti di Bonn avessero messo in dubbio l'Olocausto o rinunciato ad istruire «processi ai criminali di guerra», la stampa americana, in gran parte sotto il controllo sionista, avrebbe reagito con un fuoco continuo di attacchi antitedeschi, e ciò avrebbe avvelenato le relazioni tra Bonn e Washington (si ricordi che i sionisti hanno calunniato Kurt Waldheim per anni per crimini di guerra puramente inventati; per paura d'essere tacciato di antisemitismo, nessun uomo politico occidentale ha più osato incontrare Waldheim fino a quando il ceco Vaclav Havel, uomo coraggioso e onesto, ruppe il maleficio).

Da una parte la RFT voleva dunque, grazie a questi processi, dare agli Stati Uniti l'immagine dell'alleato modello e portare la prova della propria ortodossia democratica, dall'altra, questi processi giocavano un ruolo importante nella politica interna. Mettendo in evidenza senza posa la brutalità unica del regime nazista, si giustificava nello stesso tempo il sistema democratico parlamentare che doveva la sua introduzione alla vittoria degli alleati. E facendo assistere ad ogni processo masse di scolaretti ci si proponeva di cancellare nella giovane generazione ogni traccia di spirito nazionale e di amor proprio, per assicurare la sua adesione alla politica di Bonn che prevedeva una subordinazione totale agli interessi degli Stati Uniti. Così i processi hanno giocato un ruolo essenziale nella «rieducazione» del popolo tedesco. Essi hanno contribuito a consolidare l'ordine del dopoguerra, al quale anche Bonn apportava il proprio sostegno e che si basava su due dogmi: la colpa esclusiva della Germania nello scatenamento della guerra e la crudeltà senza esempi nella storia del regime «nazista», crudeltà che aveva trovato la sua espressione compiuta nell'Olocausto.

Tutto questo indica che il fine dei processi non consisteva nel mettere i chiaro casi di colpevolezza individuale, ma era di natura puramente politica propagandistica.

Non si può affermare, naturalmente, che gli accusati fossero tutti innocenti; alcuni tra loro erano certamente degli assassini, altri erano dei carnefici. Ma la questione di sapere quali erano veramente colpevoli e quali non lo erano giocava un ruolo a tutti gli effetti secondario. In fondo nessuno si interessava ai personaggi seduti al banco degli accusati: essi erano intercambiabili.
Il semplice fatto che una perizia sull'arma del crimine, cioè sulle camere a gas, non sia stata reclamata in alcuno di questi processi, mostra che essi non sono stati condotti secondo i principi di uno Stato di diritto. Una tale perizia avrebbe rivelato l'impossibilità tecnica della gassazione di massa e la leggenda dell'Olocausto sarebbe caduta come un castello di carte.
Le sole prove a carico erano le testimonianze. Ex deportati, i testimoni odiavano naturalmente gli accusati, poiché le condizioni di vita nei campi di concentramento erano state estremamente dure, anche senza camere a gas e massacri sistematici. In queste condizioni i testimoni erano spinti ad addossare agli accusati, oltre a malefatte forse vere, crimini ancor più gravi. Essi non avevano niente da temere poiché nessun testimone è mai stato perseguito per falsa testimonianza in un processo a criminali di guerra tedeschi, nemmeno Filip Müller che dichiarò al processo di Auschwitz a Francoforte che un SS aveva gettato un bambino nel grasso bollente che colava dal corpo dei gassati durante l'incinerazione, o quell'altro testimone che raccontò che i Kapò - che erano essi stessi detenuti - organizzavano corse ciclistiche nella camera a gas fra due esecuzioni, poiché il locale si prestava molto bene a tali manifestazioni sportive, visto che era in pendenza affinché il sangue dei gassati potesse scorrervi (Nürnberger Nachrichten dell'11 settembre 1978).

Perché la maggior parte degli accusati ha riconosciuto l'esistenza delle camere a gas senza neppure tentare una contestazione?
A Norimberga, l'Olocausto è stato considerato, durante tutti i processi contro i criminali di guerra, un fatto di notorietà pubblica sul quale non c'era da discutere. La discussione verteva unicamente sulla colpa individuale dell'accusato. Se costui contestava l'esistenza delle camere a gas e lo sterminio degli ebrei, si metteva in una situazione assolutamente disperata e il suo «insistere» lo esponeva ad una pena particolarmente severa. Gli accusati sceglievano quasi sempre, d'accordo con gli avvocati, la tattica di non contestare l'esistenza delle camere a gas. Essi negavano solo la loro personale partecipazione alle gassazioni o, quando le testimonianze erano troppo pesanti, sostenevano di aver agito per ordini superiori.

Gli accusati che cooperavano potevano sperare in pene relativamente lievi, per quanto abominevoli potessero essere i crimini loro addebitati. Al processo di Belzec, nel 1965, l'unico accusato, Josef Oberhauser, è stato ritenuto responsabile di aver partecipato all'eliminazione di 300.000 persone, ma se ne è uscito con una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione. Motivo di questa clemenza: al momento del dibattito Oberhauser ha rifiutato ogni dichiarazione. Ciò voleva dire che non contestava l'accusa, cosicché la giustizia della Germania Occidentale poteva affermare ancora una volta che i colpevoli non avevano mai negato i massacri (Rückerl, op. cit., pp. 83-84). Al processo di Auschwitz, a Francoforte, l'accusato Robert Mulka, giudicato colpevole di gravi efferatezze, è stato condannato a 14 anni di prigione, pena criticata come troppo moderata. Quattro mesi più tardi tuttavia veniva messo in libertà per «ragioni di salute»: egli aveva accettato il gioco dell'accusa ed ammesso l'esistenza delle camere a gas. Quelli che hanno agito diversamente non hanno trovato clemenza. Kurt Franz, imputato al processo di Treblinka, è stato in prigione dal 1959 fino al 1993 poiché non ha cessato di contestare l'immagine ufficiale di Treblinka. Il suo co-accusato, Suchomel, secondo il quale gli ebrei entravano nella camere a gas nudi ed in buon ordine, non ha scontato che quattro anni.

È così che hanno fatto e fanno giustizia in Germania.

Un giudice e un procuratore che, in queste condizioni, mettessero in dubbio l'Olocausto o le camere a gas si esporrebbero subito, consapevolmente, all'irrimediabile rovina della loro carriera. Anche gli avvocati difensori non hanno mai messo in dubbio l'esistenza delle camere a gas, ma solamente la partecipazione al crimine dei loro clienti.

Il tema dei processi ai criminali di guerra è brillantemente esposto al capitolo 4 del Mito di Auschwitz di Wilhelm Stäglich; questo capitolo è la parte migliore di un libro già di per sè rimarchevole. Alla fine della sua opera Stäglich commenta in questi termini il risultato del processo di Auschwitz (pp. 382-383 della versione francese):

«[...] Questa maniera di determinare il verdetto richiama nel modo più penoso la procedura utilizzata nei processi alle streghe di altri tempi. Anche in quell'epoca, come ciascuno sa, il «crimine» propriamente detto non era che «presunto» perché esso era in fin dei conti impossibile a provarsi. Anche i giuristi più eminenti di quei tempi [...] sostenevano che, nel caso di «crimini difficili a provarsi», si poteva rinunciare a stabilire la materialità obiettiva del fatto se la «presunzione» deponeva in favore della sua esistenza. Quando si trattava di provare che vi era stato un commercio carnale con il diavolo o che un tal posto fosse un luogo di sabbah ed altre bubbole, i giudici di quell'epoca si trovavano esattamente nella stessa situazione dei nostri «illuminati» magistrati del ventesimo secolo di fronte alle «camere a gas». Essi erano obbligati a credervi, pena il finire sul rogo essi stessi; questo fu lo stesso dilemma per i giudici della Corte di Assise di Francoforte chiamati a pronunciarsi su Auschwitz».

I racconti dei «sopravvissuti all'Olocausto»

In Evas Geschichte (Wilhelm Heyne Verlag, 1991), Eva Schloss, figliastra di Otto Frank, racconta come sua madre sfuggì alla camera a gas grazie ad un intervento meraviglioso della Provvidenza. Il paragrafo termina così:

«Per ore i forni del crematorio bruciarono quella notte, fiamme arancioni fluirono dai camini verso il cielo nero come la notte» (p. 113).

Si trovano passaggi di questo genere in numerose testimonianze; le fiamme che uscivano dai camini dei crematori e si alzano alte nel cielo fanno parte dell'Olocausto. Bisognerebbe tuttavia far sapere ai sopravvissuti dell'Olocausto che le fiamme non possono uscire dal camino di un crematorio.

Compare in molti di questi racconti un'invenzione particolarmente ripugnante: quella che il grasso umano che colava dai cadaveri durante l'incinerazione venisse utilizzato come combustibile addizionale. Filip Muller scrive in Trois ans dans une chambre à gas d'Auschwitz:

«Accompagnato dal suo collaboratore Eckard, l'ingegnere dei lavori della morte discese nel fondo di una delle fosse dove tracciò due righe ad una distanza di 25-30 centimetri una dall'altra, che egli prolungò in senso longitudinale. Occorreva ora scavare in questo posto, seguendo il tracciato, un canalino in pendenza dal centro, verso i due lati opposti, per lo scolo del grasso dei cadaveri al momento della loro combustione; due serbatoi posti all'estremità dei rigognoli dovevano raccogliere questo grasso» (p. 178).

Ciò che ci racconta Filip Müller è impossibile: chiunque lo potrà verificare presso uno specialista di incinerazione. Tuttavia questa storia orribile ha trovato posto anche in un libro reputato serio come quello di Hilberg (p. 1406). Tali esempi permettono di capire come queste testimonianze nascano: un «sopravvissuto dell'Olocausto» racconta una storia, dopodiché tutti gli altri «sopravvissuti» la ricordano e la riprendono a loro volta, in modo del tutto acritico.

Ben inteso, il libro di un'Eva Schloss o di un Filip Müller possono anche contenere cose vere. Quando autori di questo tipo parlano di condizioni di lavoro e igieniche orribili, di fame, di sevizie occasionali o di esecuzioni si può ammettere che essi dicano la verità. Ex deportato, il revisionista Paul Rassinier conferma questi fatti nel proprio racconto (Le Mensonge d'Ulysse, La Vieille Taupe). Non ne desume tuttavia che i passaggi consacrati alle camere a gas ed alle azioni di sterminio programmato siano autentiche.

Ecco ora qualche estratto di testimonianze relative all'Olocausto:

Elie Wiesel a proposito del massacro di Babi Yar presso Kiev (documentato unicamente da testimoni oculari presentati dalle NKVD sovietiche; cf. l'articolo molto documentato di Mark Wolski in "Revue d'histoire révisionniste" n• 6, maggio 1992):

«Più tardi appresi da un testimone che, per mesi e mesi, il suolo non aveva cessato di tremare, e che, di tanto in tanto getti di sangue ne erano zampillati.» (Paroles d'étranger, Editions du Seuil, 1982, p. 86).

Kitty Hart in "I am alive" a proposito dei massacri di Auschwitz:

«Io sono stato con i miei occhi testimone di un delitto, non dell'assassinio di un uomo, ma dell'assassinio di esseri umani a centinaia, di infelici innocenti che, per la maggior parte, ignari del loro destino, erano stati condotti in una vasta sala. È una visione che è impossibile dimenticare. Fuori, una scala era appoggiata contro il muro di questo edificio che era abbastanza basso; essa permetteva di arrivare fino ad un piccolo lucernario. Una figura vestita da SS salì rapidamente i pioli; arrivato in alto l'uomo mise una maschera antigas e dei guanti, poi, tenendo con una mano il lucernario aperto, tolse dalla tasca un piccolo sacchetto il cui contenuto versò in fretta all'interno della costruzione; era una polvere bianca. Dopodiché egli chiuse prontamente il lucernario. Poi ridiscese rapido come la luce, gettò la scala al suolo e fuggì correndo, come se si sapesse inseguito da spiriti malvagi.
Nello stesso istante grida disperate degli infelici che soffocavano... Nel giro di cinque minuti, di otto minuti forse, tutti erano morti»
(da Le Mythe d'Auschwitz, pp. 207-208).

La non meglio identificata «polvere bianca» - sconosciuta alla chimica fino ad oggi - sembra talvolta aver fatto difetto ad Auschwitz, cosicché le SS si videro costrette a ricorrere ad altri metodi di assassinio. Eugène Aroneanu descrive questi metodi nel suo «racconto»:

«A 800-900 metri dal luogo dove si trovavano i forni, i detenuti montano su vagoncini che circolano sui binari. Ad Auschwitz sono di dimensioni differenti, e contengono da 10 a 15 persone. Una volta caricato, il vagoncino è messo in movimento su un piano inclinato ed entra a tutta velocità in una galleria. Alla fine della galleria si trova una parete: dietro c'è l'accesso al forno.
Quando il vagoncino viene a sbattere contro la parete, essa si apre automaticamente, il vagoncino si rovescia gettando nel forno il suo carico di uomini vivi [...]»
(Aroneanu, Camps de concentration, Office Francais d'édition, 1945, p. 182).

Al contrario di questa «esperienza vissuta», la testimonianza di Zofia Kossak (Du fond de l'abîme, Seigneur, Albin Michel, 1951) si limita alla descrizione di camere a gas, ma, secondo lei lo Zyklon non era versato; esso saliva da buchi praticati nel pavimento:

«[] Una suoneria stridente, e subito dopo, attraverso delle aperture del pavimento, il gas cominciava a salire.
Su un balcone esterno che dominava la porta, le SS osservavano con curiosità l'agonia, lo spavento, gli spasmi dei condannati. Era per loro uno spettacolo di cui questi sodici non si stancavano mai []. L'agonia durava da 10 a 15 minuti [].
Potenti ventilatori espellevano il gas. Mascherati i "Sonderkommando" apparivano, aprivano la porta che si trovava di fronte all'entrata; là vi era una rampa, dei vagoncini. La squadra vi caricava i corpi alla svelta. Altri ne restavano. E poi i morti potevano rinvenire. Il gas così dosato stordisce, non uccide. Capitava molte volte che le vittime caricate all'ultimo giro rinvenissero sul vagoncino. I vagoncini scendevano la rampa e si rovesciavano direttamente nel forno»
(p. 127-128).

Ad Auschwitz succedevano delle cose strane anche fuori delle camere a gas:

«Di tanto in tanto i medici SS si recavano al crematorio, in particolare gli ufficiali superiori Kitt e Weber. Quel giorno, ci si sarebbe creduti in un macello. Prima delle esecuzioni, questi due medici palpavano le cosce e le caviglie degli uomini e delle donne ancora in vita, come fanno i mercanti di bestiame per selezionare i capi migliori. Dopo le esecuzioni, le vittime erano stese su di un tavolo. I medici sezionavano allora i corpi, prelevando degli organi che gettavano in un recipiente [la versione tedesca originale, op. cit., p. 74, precisava: I recipienti sobbalzavano sotto l'effetto delle contrazioni dei muscoli»] (Filip Müller, Trois ans dans une chambre à gaz d'Auschwitz, p. 83).

Il sopravvissuto dell'Olocausto Yankel Wiernik stigmatizza il comportamento degli ucraini a Treblinka:

«Gli ucraini erano costantemente ubriachi e vendevano tutto quello che avevano potuto rubare nei campi per avere più soldi per l'acquavite [] Quando essi avevano rimpinzato lo stomaco ed erano ubriachi fradici, si mettevano in cerca di altre distrazioni. Sovente sceglievano le più belle ragazze ebree fra le donne nude che sfilavano, le trascinavano nelle loro baracche, le violentavano e le consegnavano infine alla camera a gas» (A. Donat, The Death Camp Treblinka, p. 165).

Gli autori descrivono come i circa 800.000 cadaveri di Treblinka sono stati eliminati senza lasciare tracce. Citiamo per cominciare un passaggio del libro di Jean-Francois Steiner, Treblinka:

«Biondo e magro, il viso dolce, l'aria distratta, egli arrivò un bel mattino, con la sua piccola valigia, davanti alle porte del regno della morte. Si chiamava Herbert Floss, era specializzato nella cremazione dei cadaveri. []
Il primo rogo fu preparato l'indomani. Herbert Floss svelò il suo segreto: la composizione del rogo-tipo. Come spiegò, tutti i cadaveri non bruciano nello stesso modo, c'erano dei buoni cadaveri e dei cattivi cadaveri, dei cadaveri refrattari e dei cadaveri infiammabili. L'arte consisteva nel servirsi dei buoni cadaveri per consumare quelli cattivi. Secondo le sue ricerche - e, se le si giudica dai risultati, esse erano molto avanzate - i vecchi cadaveri bruciavano meglio di quelli nuovi, i grassi meglio di quelli magri, le donne meglio degli uomini e i bambini meno bene delle donne, ma meglio degli uomini. Se ne concluse che il cadavere ideale era un vecchio cadavere di donna grassa. Herbert Floss li fece mettere da parte, poi fece anche scegliere gli uomini e i bambini. Quando un migliaio di cadaveri fu così dissotterrato e scelto, si procedette al carico, il buon combustibile di sotto e il cattivo di sopra. Egli rifiutò i bidoni di benzina e si fece portare della legna. La sua dimostrazione doveva essere perfetta. La legna fu disposta sotto la griglia del rogo in piccoli focolari che sembravano dei falò. Il momento della verità era suonato. Gli si portò solennemente una scatola di fiammiferi, egli si sporse, accese il primo fuoco, poi gli altri, e, mentre il legno cominciava a bruciare, egli riunì col suo buffo sussiego il gruppo di ufficiali che attendevano poco distanti.
Fiamme sempre più alte cominciarono a lambire i cadaveri, debolmente prima, poi con un impeto continuo come la fiamma di un saldatore. Ciascuno tratteneva il respiro, i tedeschi ansiosi ed impazienti, i prigionieri sconvolti, atterriti, terrorizzati. Solo Herbert Floss sembrava disteso, egli mormorava con aria distaccata, molto sicuro di sé: «Perfetto, perfetto». D'un tratto il rogo s'accese. Subito le fiamme si alzarono, liberando una nuvola di fumo, si diffuse un rombo profondo, i volti dei morti si torsero dal dolore e le carni scoppiarono. Lo spettacolo aveva qualcosa di infernale e le SS stesse restarono qualche istante pietrificate a contemplare il prodigio. Herbert Floss era raggiante. Quel rogo rendeva quel giorno il più bello della sua vita.
Un tale avvenimento andava festeggiato degnamente. Si fecero portare dei tavoli che furono posti di fronte al rogo, ricoperti di bottiglie di liquore, di vino e birra.
La giornata terminava, riflettendo le alte fiamme del rogo, il cielo si arrossava alla fine della pianura, dove il sole spariva in un incendio sfavillante.
Ad un segno di «Lalka», i tappi saltarono. Cominciava una festa straordinaria. Il primo brindisi fu dedicato al Führer. I manovratori delle scavatrici erano saliti sulle loro macchine. Quando le SS alzarono i loro bicchieri gridando, le scavatrici sembrarono animarsi e lanciarono repentinamente il loro lungo braccio articolato verso il cielo, in un saluto hitleriano vibrante e scattante. Fu come un segnale: dieci volte gli uomini alzarono le loro braccia nel saluto hitleriano. Le macchine animate rendevano il saluto agli uomini-macchina e l'aria vibrava di grida di gloria al Führer. La festa durò fino a che il rogo fu interamente consumato. Dopo i brindisi vennero i canti, selvaggi e crudeli, canti di odio, canti di furore, canti di gloria alla Germania eterna []»
(Jean-Francois Steiner, Treblinka, Arthème Fayard, 1966 pp. 332-335).

Wassilij Grossmann descrive anche lui l'incredibile capacità pirotecnica dei nazisti in "Die Hölle von Treblinka" (Edizioni in lingua estera, Mosca, 1946, citato da Historische Tatsachen, n• 44).

«Si lavorava giorno e notte. Persone che hanno partecipato alla cremazione dei cadaveri raccontano che questi forni sembravano dei giganteschi vulcani il cui orribile calore arrossava i volti degli operai, e che le fiamme raggiungevano da 8 a 10 metri di altezza []. A fine luglio il calore divenne soffocante. Quando si aprivano le fosse, il vapore bolliva come se uscisse da un gigantesco poiolo, L'orribile fetore ed il calore dei forni uccidevano le persone sfinite. Essi crollavano morti mentre si tiravano dietro i morti e cadevano sulle griglie dei forni.»

Yankel Wiernik ci offre altri dettagli sorprendenti:

«Si imbevevano i cadaveri di benzina. Questo dava luogo ad uno spreco notevole ed il risultato era insoddisfacente; i cadaveri degli uomini non riuscivano più a bruciare. Ogni volta che appariva un aereo in cielo tutto il lavoro si fermava ed i cadaveri venivano coperti con del fogliame per proteggerli dalla ricognizione aerea. Era uno spettacolo atroce, il più spaventoso che un occhio umano avesse mai visto. Quando si incinerivano i cadaveri di donne incinte, i loro ventri scoppiavano e si potevano vedere gli embrioni bruciare nei corpi delle madri [].
I gangster si trattengono vicino alle ceneri e sono scossi da spasmi di riso. I loro visi raggiano di una gioia veramente diabolica. Essi brindano sul luogo con dell'acquavite e gli alcolici più scelti, mangiano, scherzano e si mettono a loro agio scaldandosi al fuoco»
(A. Donat, The Death Camp Treblinka, pp. 170-171).

Per superare facilmente la tensione che regnava a Treblinka, i tedeschi e gli ucraini cercavano la distensione nella musica. Ecco quello che racconta l'esperta di Olocausto Rachel Auerbach:

«Per rendere più bella la monotonia degli assassinî i tedeschi fondarono a Treblinka un'orchestra ebrea []. Questa cosa permetteva il raggiungimento di due fini: per prima cosa i suoni coprivano le grida ed i gemiti delle persone spinte verso le camere a gas e per seconda si incaricava del divertimento della truppa del campo che era rappresentata da due nazioni melomani: i tedeschi e gli ucraini» (Donat, p. 4).

Alexander Pechersky descrive in Die Revolte von Sobibor il modo in cui si svolgevano i massacri in questo campo:

«A prima vista, si ha veramente l'impressione di entrare in una camera da bagno come le altre: rubinetti di acqua calda e fredda, vasche per lavarsi []. Appena le persone sono entrate, le porte si chiudono pesantemente. Una sostanza nera e pesante esce in volute dai buchi praticati nel plafone. []» (citato da Mattogno, Il mito dello sterminio ebraico).

Secondo gli «storici» attuali, tuttavia, i 250.000 assassinî perpetrati a Sobibor non sono avvenuti per mezzo di una «sostanza nera e pesante», ma per mezzo del gas di scappamento.

Dove sono i milioni che mancano?

È all'americano d'origine tedesca Walter Sanning che si deve lo studio demografico di gran lunga più importante sul destino degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Nella sua opera innovatrice "The Dissolution of Eastern European Jewry" (IHR, Costa Mesa, 1983), Sanning procede come segue: egli si fonda quasi esclusivamente su fonti ebraiche anglo-americane e non accetta documenti tedeschi se non quando sia provato che sono emanati da fonti antinaziste. Noi riassumiamo qui brevemente le inchieste di Sanning sui paesi chiave che sono la Polonia e l'Unione Sovietica, coloro che fossero interessati ai dettagli e alle statistiche concernenti gli altri paesi possono procurarsi essi stessi il libro.

Si parla spesso di 3,5 milioni di ebrei viventi in Polonia nel 1939. Si arriva a questa cifra prendendo per base, per gli anni posteriori al 1931 - data dell'ultimo censimento, che aveva contato 3,1 milioni di ebrei - un tasso di crescita massimo, non tenendo conto dell'emigrazione massiccia degli ebrei. Fra il 1931 e il 1939 centinaia di migliaia di ebrei sono emigrati per difficoltà economiche e per l'antisemitismo sempre più aggressivo dei polacchi. Lo stesso Istituto di storia contemporanea di Monaco valuta a circa 100.000 per anno gli emigranti ebrei degli anni Trenta. Ne consegue che nel 1939 non si possono trovare in Polonia più di 2,7 milioni di ebrei (2,633 milioni secondo Sanning).

Una parte considerevole di questi ebrei viveva nei territori occupati dall'Unione Sovietica. Inoltre quando Hitler e Stalin si divisero la Polonia, centinaia di migliaia di ebrei fuggirono dall'Ovest verso l'Est. Non restò nella Polonia occidentale annessa dalla Germania e nella Polonia centrale, anch'essa passata sotto il controllo tedesco con il nome di «Governatorato Generale», che un milione di ebrei o poco più (800.000 secondo Sanning). Gli ebrei dimoranti in territorio sotto controllo tedesco furono concentrati nei ghetti e dovevano aspettarsi costantemente di essere costretti al lavoro obbligatorio, il loro destino era in ogni modo funesto, con o senza le camere a gas. Le epidemie e la fame hanno fatto decine di migliaia di vittime nei ghetti.

Quando le truppe tedesche penetrarono in Unione Sovietica nel giugno 1941, la maggior parte degli ebrei - l'80 % secondo informazioni sovietiche ufficiali (per esempio, David Bergelson, presidente del comitato antifascista ebreo-sovietico) - furono evacuati e disseminati in tutto il territorio dell'immenso impero. Ciò accadde anche per gli ebrei polacchi passati sotto il controllo di Stalin dopo il 1939. Gli ebrei russi che vennero a trovarsi sotto la dominazione tedesca non erano più di 750.000. La guerra, i massacri dovuti alle Einsatzgruppen ed i pogrom scatenati dalla popolazione locale furono certamente sanguinosi, ma la grande maggioranza degli ebrei sopravvisse.

A partire dal 1942 i tedeschi cominciarono ad inviare nelle regioni conquistate ad Est ebrei di tutti i paesi sotto il loro controllo. Questa era la «soluzione finale della questione ebraica». Gli ebrei trasferiti furono chiusi nei ghetti. Il destino di questi deportati è stato pochissimo studiato fin qui; poiché queste operazioni di deportazione contraddicevano il mito dell'Olocausto, i vincitori hanno distrutto o fatto sparire nel limbo delle biblioteche i documenti relativi (gli archivi del solo ministero tedesco degli Affari Esteri confiscati da funzionari americani rappresentavano circa 485 tonnellate di carta - vedere W. Shirer, "The Rise and Fall of the Third Reich", New York, 1960, pp. IX, X - di cui solo una parte è stata finora pubblicata). Le «testimonianze dei sopravvissuti», dei deportati ritornati, venivano insabbiate poiché andavano contro la tesi della eliminazione degli ebrei europei nei campi di sterminio. Agli stessi sterminazionisti non resta altro che ammettere le deportazioni massicce degli ebrei verso la Russia; Gerald Reitlinger, per esempio, tratta il soggetto in modo relativamente dettagliato in The Final Solution (Ed. Valentine, Mitchel & Co., 1953). Il fatto che i nazisti avessero fatto passare masse di ebrei in prossimità di sei campi «di sterminio» funzionanti a pieno regime per inviarli in Russia e stabilirveli nel momento in cui essi avevano , sembra, deciso da lungo tempo la distruzione fisica integrale del giudaismo, costituisce tuttavia per gli sterminazionisti un fatto inspiegabile.

Non si può stabilire in modo preciso il numero di questi deportati. L'esperto di statistica SS Richard Korherr giudica che nel marzo 1943 la cifra ammontasse a 1,873 milioni, ma bisogna dire che il rapporto Korherr non è assolutamente aff1dabile.
Steffen Werner tratta del trasferimento degli ebrei in Bielorussia nel suo libro "Die zweite babylonische Gefangenschaft" (Grabert, 1992). Benché si debba leggerlo con prudenza, questo libro accumula indizi che tendono a mostrare che un numero molto elevato di ebrei fu inviato nella parte occidentale della Bielorussia e che essi vi restarono dopo la fine della guerra. Un grande numero di ebrei polacchi rifugiati o deportati in Unione Sovietica vi sono certamente restati volontariamente, perché essi avevano perduto in Polonia tutti i beni che possedevano e avrebbero dovuto ripartire da zero. Inoltre il governo sovietico seguiva ancora in quel momento una politica ostentatamente filo-semita, che non ebbe alcun cenno a cambiare se non poco prima della morte di Stalin.

Sembrava quasi inverosimile che un numero notevole di ebrei dell'Europa occidentale e dell'Europa centrale siano restati volontariamente in Unione Sovietica. Sono stati trattenuti contro la loro volontà? Quanti hanno trovato la morte, quanti sono rientrati a casa loro o sono emigrati più lontano? Che cosa è avvenuto per esempio delle migliaia di ebrei olandesi che sono stati deportati in Bielorussia via Birkenau e Sobibor? Tutte queste domande restano senza risposta. È venuto il momento, dopo circa mezzo secolo dalla fine della guerra, di aprire gli archivi e di favorire la ricerca storica seria invece di processare ricercatori di valore come Faurisson, di vietare gli studi fondati sui principi della ricerca scientifica come il Rapporto Leuchter e di mettere all'indice un libro come "Il Mito di Auschwitz" di Stäglich.

La dispersione

Dopo la guerra centinaia di migliaia di ebrei sono emigrati in Palestina, negli Stati Uniti e in diversi altri paesi (esistono 70 comunità giudaiche sparse nel mondo, raggruppate in seno al Congresso mondiale ebraico). La descrizione di queste onde di emigrazione costituisce uno degli aspetti più interessanti del libro di Sanning.

Sanning mostra attraverso quali vie fantastiche molti ebrei hanno raggiunto la loro nuova patria. Un certo numero si arenarono a Cipro o in Persia prima di arrivare alla loro vera destinazione; altri si attardarono in Marocco o in Tunisia. Tutte queste informazioni sono confermate da statistiche demografiche ufficiali e da citazioni estratte da opere di autori ebrei.

Secondo i calcoli di Sanning le perdite ebraiche nei territori dell'Unione Sovietica occupata dai tedeschi ammontano a 130.000 e quelle negli stati europei a poco più di 300.000. Egli indica che il numero reale delle vittime potrebbe però essere sensibilmente inferiore o al contrario più elevato di qualche decine di migliaia. La seconda possibilità ci sembra di gran lunga la più verosimile. È certamente molto improbabile, anche se non del tutto escluso, tenuto conto del numero di fattori di incertezza, che le perdite umane [vale a dire per tutte le cause, gas ovviamente escluso] del popolo ebraico, nella sfera di influenza tedesca, siano ammontate a un milione circa ed è da questa cifra che partì il pioniere revisionista Rassinier, ex deportato antifascista.

La cifra di sei milioni

La cifra mitica di sei milioni di ebrei assassinati è apparsa fino dal 1942 nella propaganda sionista. Nahum Goldmann, futuro presidente del Congresso mondiale ebraico annunciava il 9 maggio 1942 che, di 8 milioni di ebrei che si trovavano in potere di Hitler, da 2 a 3 milioni solamente sopravvivevano (Martin Gilbert, Auschwitz und die Alliierten, C.H. Beck, 1982, p. 44). In seguito le statistiche demografiche sono state manipolate fino a che la cifra desiderata non fosse raggiunta, almeno approssimativamente. Per far questo gli storiografi conformisti procedono come segue:

Per gran tempo, dell'enorme emigrazione dall'Europa anteguerra, non tengono conto altro che della Germania e dell'Austria.
Ignorano l'emigrazione, tutt'altro che trascurabile, di ebrei durante la guerra.

Si basano sui risultati dei primi censimenti del dopoguerra che datano 1946 o 1947 e sono dunque posteriori all'emigrazione di centinaia di migliaia di ebrei nei territori extraeuropei;

Trascurano l'evacuazione massiccia, attestata da fonti sovietiche inconfutabili, di ebrei sovietici dopo l'entrata dei tedeschi in Unione Sovietica e passano sotto silenzio la fuga di gran parte degli ebrei polacchi verso l'Unione Sovietica.

Tutti gli ebrei trasferiti in Russia dai tedeschi e rimasti colà sono dichiarati assassinati. Sono ugualmente considerati come vittime dell'Olocausto tutti gli ebrei morti nei campi di lavoro sovietici in seguito alle deportazioni staliniane e tutti i militari o i partigiani ebrei dei paesi in guerra contro l'Asse morti in combattimento.

Gli sterminazionisti non prendono in considerazione fattori come il tasso negativo di crescita demografica conseguente all'emigrazione massiccia e alla divisione delle famiglie.


Esponiamo due esempi di metodi di lavoro degli sterminazionisti:

Primo esempio: un ebreo polacco emigra in Francia negli anni Trenta come decine di migliaia di suoi correligionari. Egli viene qui arrestato nel 1942 ed inviato in un campo di concentramento. Secondo i calcoli dell'avvocato sionista Serge Klarsfeld, 75.721 ebrei residenti in Francia sono stati deportati durante l'occupazione tedesca. Più di due terzi di essi avevano passaporti stranieri, poiché Pétain vedeva di cattivo occhio la deportazione di cittadini francesi. Al fine di gonfiare al massimo il numero delle vittime Klarsfeld, nel suo Mémorial de la déportation des Juifs de France, considera morti tutti gli ebrei deportati che, fin dal 1945, non avessero dichiarato il loro ritorno al ministero degli ex combattenti. Però una tale dichiarazione non era per nulla obbligatoria. Ancora, molti degli scampati ebrei di nazionalità straniera sono emigrati immediatamente in Palestina, in America o altrove.

Ammettiamo che l'ebreo menzionato nel nostro esempio sia emigrato in America del Sud dopo il suo ritorno da un campo di lavoro nel 1945. Egli figura due volte nelle statistiche dell'Olocausto: in primo luogo fa parte degli ebrei che vivevano ancora in Polonia nell'ultimo censimento del 1931, ma non vi era più dopo la guerra ed era per conseguenza stato gassato; in secondo luogo egli non ha dichiarato il suo ritorno in Francia al ministero degli ex combattenti prima della fine del dicembre 1945 ed è stato di conseguenza uno degli ebrei di Francia gassati. Egli, pur essendo vivo, risulta morto dunque due volte.

***

Secondo esempio: una famiglia ebrea, chiamiamola Süssmann, viene arrestata dai nazisti nel 1942. Il marito viene inviato in un campo di lavoro, la moglie e i suoi due bambini sono invece mandati in un ghetto dove lei si crea una nuova comunità familiare. A guerra terminata la donna emigra in Israele con i suoi bambini e col nuovo partner, che lei sposa laggiù. Ella fa passare il suo primo marito come scomparso e questi entra nelle statistiche dell'Olocausto. In realtà, nel 1945 egli è emigrato negli Stati Uniti, dove ha fatto registrare il decesso della moglie e dei figli. Ma se qualcuno avesse in seguito l'idea di cercare negli Stati Uniti un certo Jakob Sussmann, non ci riuscirebbe perché Jakob Sussmann non esiste più. Un avviso di decesso apparso in Aufbau, giornale ebreo germanofono di New York, informa che «il 14 marzo 1982 è deceduto improvvisamente il nostro caro padre, padrigno e nonno James Sweetman (Süssmann) precedentemente Danzig [...]».

La rivista Historische Tatsachen (n• 52) dà altri esempi, estratti da Aufbau, di simili cambiamenti di nomi: Königsberger diviene King; Oppenheimer, Oppen; Malsch, Maier; Heilberg, Hilburn; Mohrenwitz, Moore; Gunzburger, Gunby. La famiglia Süssmann ha dunque fornito quattro nomi alle statistiche dell'Olocausto, benché tutti i suoi membri siano sopravvissuti alla guerra.


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MajinGogetaSSj4
messaggio Oct 2 2007, 06:09 PM
Messaggio #42


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per admin o mod: dato che il messaggio è troppo grande, mi dava errore, e ho dovuto postarlo in due volte, per cui non datemi un warn, per favore.

3° Parte

La chiave della questione demografica si trova in Unione Sovietica


Secondo il censimento del 1939, vivevano all'epoca in Unione Sovietica un po' più di 3 milioni di ebrei. È giusto in quel momento, pur tenuto conto del tasso di natalità estremamente basso della minoranza ebraiche e di una tendenza crescente all'assimilazione, parlare ancora di un accrescimento naturale di questa categoria di popolazione. Il primo censimento del dopo guerra (1959) ha censito solo 2,267 milioni di ebrei sovietici, ma tutti i sionisti si accordarono nel dire che questa cifra non rispondeva assolutamente alla realtà; regnava già a quell'epoca in Unione Sovietica un clima antireligioso ostile alle minoranze nazionali e chiunque si professasse ebreo poteva attendersi delle noie. Inoltre, molti degli ebrei, in quanto buoni comunisti, si sentivano e si dichiaravano volontariamente russi, ucraini, etc., piuttosto che ebrei e ognuno poteva dare, al tempo dei censimenti sovietici, la nazionalità che riteneva essere la propria.

Anche dopo l'inizio dell'emigrazione massiccia di ebrei sovietici verso Israele e gli Stati Uniti, che cominciò alla fine degli anni Sessanta, fonti ebraiche e israeliane stimavano in più di quattro milioni il numero degli ebrei sovietici, e il New York Post scriveva il 1•1990:

«Si stimava che vivessero nell'Unione sovietica da 2 a 3 milioni di ebrei. Però, degli emissari israeliani che, grazie al miglioramento delle relazioni diplomatiche, possono recarsi liberamente nell'Unione sovietica, annunciano che il numero vero ammonta a più di 5 milioni.»

Secondo fonti ufficiali, il numero degli emigrati che hanno lasciato l'Unione Sovietica a partire dagli anni Sessanta, ammontava a un milione circa. Ammettendo un leggero accrescimento di popolazione dovuto alla natalità, e pertanto che le cifre del New York Post siano esatte, avrebbero dovuto vivere in Unione Sovietica prima dell'inizio dell'onda di emigrazione quasi 6 milioni di ebrei - almeno 3 milioni «di troppo» dal punto di vista della statistica del 1959 - ciò prova che una grande parte degli ebrei polacchi che si pretendeva fossero stati gassati, come anche molti ebrei di altri paesi europei - della Romania e dei Balcani principalmente - siano stati ospitati e assorbiti dall'Unione Sovietica.

Si avrà un'idea del modo col quale gli sterminazionisti utilizzano la matematica leggendo l'antologia pubblicata nel 1991 da Wolfgang Benz col titolo di Dimension des Völkermordes (Oldenburg, 1991), nella quale figura un contributo di certo Gert Robel. Secondo Robel, vi erano in Unione Sovietica, all'inizio della guerra tedesco-sovietica, più di 5 milioni di ebrei, il che corrisponde in larga misura al numero calcolato da Sanning. Robel pretende che 2,8 milioni di ebrei sovietici siano stati massacrati dai tedeschi.

Il 12 % almeno della popolazione sovietica ha trovato la morte durante la guerra, principalmente a causa delle evacuazioni massicce ordinate da Stalin e della sua politica della terra bruciata. Non c'è nessuna ragione per ritenere la percentuale di vittime ebree della guerra fosse inferiore, dunque dei circa 2,2 milioni di ebrei che, secondo Robel, sono sopravvissuti ai massacri tedeschi, almeno 264.000 sono periti per cause legate alla guerra. Di conseguenza, se seguiamo Robel, non potevano esservi in Unione Sovietica nel 1941 che 1,9 milioni di ebrei al massimo - probabilmente molti meno. Come può essere accaduto che questo numero sia poi triplicato, tenuto conto del debole tasso di natalità degli ebrei sovietici e della loro tendenza all'assimilazione?

Qualche caso celebre

Molti casi particolari dimostrano che se gli eventi bellici in genere, le epidemie e le privazioni provocarono innumerevoli decessi nei campi di concentramento, non ci fu tuttavia uno sterminio sistematico.

Dopo l'occupazione dell'Italia da parte dei tedeschi, Primo Levi si unì ai partigiani. Fu fatto prigioniero ed inviato a lavorare ad Auschwitz. Malgrado fosse ebreo e partigiano, egli è sopravvissuto e ha scritto dopo la sua liberazione il libro Se questo è un uomo.

L'ebreo austriaco e socialista di sinistra, Benedict Kautsky, avrebbe dovuto trovare cento volte la morte. Egli passò sette anni nei campi: Dachau, Buchenwald, Auschwitz e ancora Buchenwald. Egli ha scritto dopo la guerra la sua opera Teufel und Verdammte (Zurich, 1946). Sua madre ottuagenaria morì a Birkenau nel dicembre 1944. Imprigionare delle persone così anziane è un'infamia, ma non dimostra una volontà di sterminio. La signora Kautsky ricevette peraltro delle cure mediche; non è certo che in libertà avrebbe vissuto più a lungo nelle orribili condizioni dell'ultimo inverno di guerra.

Otto Frank e le sue figlie Anne e Margot sono sopravvissuti ad Auschwitz. Anne e Margot furono trasferite a Belsen, dove morirono di tifo all'inizio dell'anno 1945. Otto Frank è morto in Svizzera in età avanzata.

In Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p. 263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso mondiale ebraico, scrive questo:

«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di concentramento che nessun paese voleva accogliere».

Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee, nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra, i tedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.

Gettiamo un colpo d'occhio alla lunga lista dei nomi degli ebrei importanti che sono sopravvissuti ad Auschwitz o ad altri campi e prigioni tedeschi. Vi troviamo, fra molti altri:

- Léon Blum, capo del governo del Fronte popolare della Francia di prima della guerra;
- Simone Veil, che diverrà più tardi presidente del Parlamento europeo;
- Henri Krasucki, che diverrà più tardi il numero 2 del sindacato francese CGT;
-Marie-Claude Vaillant-Couturier, che diventerà più tardi membro del comitato centrale del partito comunista francese;
- Gilbert Salomon attuale PDG di SOCOPA (alimenti e bestiame) e delle Macellerie Bernard;
- Jozef Cyrankiewicz, che diverrà più tardi capo del governo polacco;
- Dov Shilanski e Shevah Weiss, ex ed attuale presidente della Knesseth;
-George Charpak, premio Nobel per la fisica 1992;
- Roman Polanski, cineasta (Rosemary's Baby);
- Leo Baeck, considerato da molti come il più grande rabbino del secolo;
- Jean Améry, filosofo;
- Samuel Pisar, scrittore francese;
- Eric Blumenfeld, uomo politico membro della CDU;
- Ermann Axen, uomo politico, membro del SED;
- Paul Celan, poeta («Der Tod ist ein Meister aus Deutschland»);
- Simon Wiesenthal, il famoso «cacciatore dei nazisti»;
- Ephraim Kishon, autore satirico;
- Heinz Galinski e Ignatz Bubis, ex ed attuale presidente del Consiglio Centrale degli ebrei tedeschi;
- Georges Wellers e Shmuel Krakowski, coautori dell'antologia Les Chambres
à gaz, secret d'Etat (Ed. de Minuit, 1984);
- Elie Wiesel.

***

Nel gennaio 1945, Elie Wiesel, detenuto ad Auschwitz, soffrì di un'infezione al piede. Cessò dunque di essere atto al lavoro. Fu ricoverato all'ospedale e subì una piccola operazione chirurgica.

Nel frattempo l'Armata Russa si avvicinava. I detenuti furono informati che le persone in buona salute sarebbero state evacuate e che i malati avrebbero potuto restare, se lo avessero voluto. Elie e suo padre facevano parte dei malati. Cosa scelsero? Di restare e attendere i loro liberatori? No, si aggiunsero volontariamente ai tedeschi - a quei tedeschi che avevano, davanti agli occhi di Elie Wiesel, gettato dei bimbi nelle fiamme di una fossa e spinto degli ebrei adulti nel fuoco di un'altra fossa più grande, dove le vittime avevano «agonizzato per ore nelle fiamme», come si può leggere su La Nuit.

Si insegna ai ragazzi delle scuole che l'obiettivo di Hitler era lo sterminio degli ebrei e che l'annientamento degli ebrei fu deciso il 20 gennaio 1942 alla conferenza di Wannsee. Se i professori di storia e i libri di storia avessero ragione, non sarebbero 600.000 gli ex-detenuti dei campi di concentramento sopravvissuti, ma 600 nel migliore dei casi. Non dimentichiamo che il Terzo Reich era uno Stato di polizia estremamente efficiente.

Nella sua brillante esposizione sulle prospettive storiche della leggenda dell'Olocausto, Arthur Butz esprimeva il parere che gli storici futuri avrebbero rimproverato ai revisionisti la strana cecità che li aveva condotti a permettere agli alberi di nascondere la foresta. In altri termini, a forza di concentrarsi su dettagli, i revisionisti hanno trascurato questa evidenza: alla fine della guerra, gli ebrei erano sempre là.

Ci se ne può convincere leggendo le notizie biografiche riportate qui di seguito e che Martin Gilbert dedica alle persone menzionate nel suo libro Auschwitz and the Allies. Gilbert cita le personalità ebree seguenti:

-Sarah Cender, che fu deportata ad Auschwitz nel 1944 ed emigrò in America dopo la guerra
- Wilhelm Fildermann, che sopravvisse alla guerra nella Romania fascista;
- Arie Hassenberg, che fu inviato ad Auschwitz nel 1943 e fuggì nel gennaio 1945;
-Erich Kulka, che sopravvisse a Dachau, Neuengamme ed Auschwitz, e mise per iscritto, nel 1975, le sue esperienze nei campi;
-Shalom Lindenbaum, che «fuggì dalla colonna in marcia», dopo l'evacuazione di Auschwitz;
-Czeslaw Mordowicz, che fuggi da Auschwitz nel maggio 1944 ed emigrò in Israele nel 1966;
-Arnost Rosin, che fu detenuto ad Auschwitz dal 1942 al 1944 e che, nel 1968, divenne funzionario al servizio della comunità ebraica di Dusseldorf;
-Katherina Singerova, che fu deportata ad Auschwitz nella primavera 1942 e divenne, dopo la guerra, direttrice del Fondo nazionale cecoslovacco a favore dei creatori artistici;
-Dov Weissmandel, che fu inviato ad Auschwitz e che «scappò praticando un buco nel vagone con l'aiuto di una sega introdotta clandestinamente nel treno all'interno di una pagnotta»;
-Alfred Wetzler, coautore del War Refugee Board Report e autore dell'opuscolo Auschwitz: Grab von vier Millionen Menschen, che fuggì da Auschwitz nel maggio 1944, in compagnia del famoso Rudolf Vrba, nato Rosemberg.

Altri ebrei menzionati da Gilbert non furono deportati dai nazisti, ma scelti come interlocutori - fu il caso di Rudolf Kasztner - o utilizzati come spie - fu il caso di Andor Gross. Nella sua grossolana opera, Martin Gilbert non smette di parlare di gassazioni, ma non dà il nome di un solo ebreo gassato.

Al contrario, come abbiamo appena visto, enumera una gran quantità di persone non gassate. I milioni di gassati sono, per riprendere un'espressione di Orwell, dei «non existing people», gente senza nome.

L'articolo Dann bin ich weg über Nacht, apparso su Spiegel (n• 51/1992), evoca i seguenti ebrei:

-Rachel Naor, 20 anni, il cui nonno è sopravvissuto ai «campi di sterminio dei nazisti»;
-Ralph Giordano, che ha vissuto la guerra in Germania in libertà, pur essendo noto alla Gestapo;
-Leo Baeck, che profetizzò, dopo la sua liberazione da Theresienstadt, che l'epoca degli ebrei di Germania era definitivamente terminata;
-Yohanna Zarai, che è sopravvissuta al periodo nazista nel ghetto di Budapest;
-Inge Deutschkron, che ha descritto, nella autobiografia Ich trug den gelben Stern, la sua giovinezza in Germania;
-Theodor Goldstein, 80 anni, che i nazisti internarono nel campo di Wullheide.

Dopo questo articolo, lo Spiegel pubblica un colloquio col presidente del consiglio della comunità ebrea tedesca, Ignatz Bubis, sopravvissuto dell'Olocausto, successore di Heinz Galinski, anche lui sopravvissuto dell'Olocausto.

Certo, tutti questi sopravvissuti pretendono di essere «scampati per miracolo», ma si deve, razionalmente, osservare che i miracoli a catena non sono più miracoli. Lungi dall'essere testimoni chiave dell'Olocausto, tutte queste persone rappresentano la prova che non c'è stato Olocausto.

Allorché, secondo Goldmann, 600.000 ebrei sono sopravvissuti ai campi di concentramento, è verosimile che da 200.000 a 300.000 ebrei siano morti in questi stessi campi, principalmente di malattia, ma anche di stenti durante gli ultimi caotici mesi della guerra. Come gli altri popoli d'Europa, il popolo ebreo ha vissuto una tragedia di portata storica, anche senza camere a gas.

Anche 500.000 zingari?

Al massacro di sei milioni di ebrei, gli sterminazionisti aggiungono il massacro di 500.000 zingari. È l'argomento che tratta Sebastian Haffner nel suo libro "Anmerkungen zu Hitler":

«A partire dal 1941, gli zingari dei territori occupati dell'Europa orientale furono sterminati tanto sistematicamente quanto gli ebrei che vi vivevano. Questo massacro [] non è stato affatto studiato nel dettaglio, nemmeno più tardi. Non se ne è parlato molto quando esso ha avuto luogo e anche oggi non se ne sa molto di più del semplice fatto che per l'appunto è avvenuto.» (Anmerkungen zu Hitler, Fischer Taschenbuch Verlag, 1981, p. 130).

Non c'è nessuna prova, dunque, del massacro degli zingari, ma si sa tuttavia che esso ha avuto luogo! Nel numero 23 della rivista Historische Tatsachen, Udo Walendy si dedica ad uno studio approfondito del presunto massacro degli zingari. Il numero della rivista in questione, come tutta una serie di altri, è stato proibito dalla censura dello Stato tedesco, benché i censori si siano mostrati incapaci di scoprire la minima inesattezza nello studio di Walendy. - «Nessun libro ne attesta il martirio, nessuna monografia ne descrive la marcia verso le camere a gas e i commando di esecuzione del Terzo Reich» constata lo Spiegel n• 10/1979, avendo riscontrato l'assenza di ogni documento relativo all'assassinio di 500.000 zingari.

L'opinione di Faurisson sulla questione dell'Olocausto

A prima vista, sembrava incomprensibile che un sistema democratico difendesse, con l'aiuto della censura e del terrore, una leggenda così orrenda come quella della gassazione di milioni di innocenti. Sembra ancora più inconcepibile che coloro che si aggrappano col massimo accanimento a questo mito orripilante siano proprio coloro per i quali la fine della leggenda del secolo significherebbe la fine di un incubo: gli ebrei e i tedeschi.

Se la leggenda è difesa con tutti i mezzi, è perché la vittoria della verità storica rappresenterebbe, per un numero enorme di persone immensamente potenti, una catastrofe incommensurabile e irreparabile.

Robert Faurisson, che forse, più di ogni altro, ha contribuito a smascherare il mito (senza di lui il Rapporto Leuchter non avrebbe mai visto la luce), ha riassunto la sua tesi in una frase di 82 parole, esposta qui di seguito:

«Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano un'unica menzogna storica, che ha permesso una gigantesca traffa politico-finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato di Israele e il sionismo internazionale e di cui le principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, il popolo palestinese tutto intero, e le giovani generazioni ebree che la religione dell'Olocausto chiude sempre di più in un ghetto psicologico e morale.»

La posta in gioco

Dal 1952 la RFT ha pagato, secondo lo Spiegel n• 18/1982, 85,4 miliardi di marchi a Israele e alle organizzazioni sioniste così come a singoli ebrei. Una piccola parte di questa somma è andata ad ex prigionieri dei campi di concentramento. Nessuno contesta il fondamento morale di questi versamenti. Ma la maggior parte di questa somma è stata pagata come riparazione per le mitiche camere a gas ad uno Stato che non esisteva all'epoca dell'asserito genocidio. Nell'autobiografia, (Das jüdische Paradox, op. cit., p. 171), Nahum Goldmann scrive:

«Senza le riparazioni tedesche che sono cominciate a giungere nel corso dei primi dieci anni di esistenza dello Stato, Israele non avrebbe che la metà delle sue infrastrutture attuali: tutti i treni in Israele sono tedeschi, le navi sono tedesche, così come l'elettricità, una grande parte dell'industria [...] per non parlare delle pensioni versate ai sopravvissuti.»

L'Olocausto costituisce inoltre per Israele un mezzo collaudato per assicurarsi l'appoggio incondizionato degli Stati Uniti. Sono i palestinesi che fanno le spese di questa politica. Essi sono tra le principali vittime del mito dell'Olocausto. Molti di loro vivono miserabilmente da decenni in campi per rifugiati, espiando senza alcuna colpa la leggenda sionista delle camere a gas.

Infine, tanto lo Stato di Israele che le organizzazioni sioniste internazionali si servono dell'Olocausto per mantenere permanentemente gli ebrei di tutti i paesi in uno stato di isteria e di psicosi di persecuzione che costituisce il miglior cemento fra di loro. A ben guardare, un solo legame unisce tutti gli ebrei del mondo, askenaziti e sefarditi, religiosi e atei, persone di destra e di sinistra: l'orribile trauma dell'Olocausto, la caparbia volontà di non essere mai più gli agnelli che vengono portati al macello. È così che l'Olocausto è diventato un succedaneo della religione al quale può credere anche l'ebreo più indifferente; è così che le inesistenti camere a gas di Auschwitz sono diventate le reliquie più sacre del mondo.

Pertanto la ragione principale per la quale, dal punto di vista israeliano e sionista, la leggenda deve essere preservata a tutti i costi, resiste ancora. Il giorno in cui il mito sarà riconosciuto come tale, l'ora della verità suonerà in Israele e presso gli ebrei del mondo intero. Come i tedeschi, gli ebrei chiederanno ai loro dirigenti: «Perché ci avete mentito giorno dopo giorno?». La perdita di fiducia che subirà la classe politica israeliana ed ebraica - politici, rabbini, scrittori, giornalisti, storici - sarà irrimediabile. In queste condizioni, una terribile comunanza di destini unisce la classe dirigente israeliana e ebraica alla classe dirigente tedesca: tutte e due si sono cacciate in un ginepraio da cui non è più possibile uscire, e cercano disperatamente di rimandare con tutti i mezzi l'arrivo di quel giorno.

Credere all'Olocausto è come credere alle streghe nel XX secolo

Il mito dell'Olocausto è assurdo. È un'offesa ad ogni spirito riflessivo che consideri i fatti con obiettività. Non passa giorno che i giornali non ricordino un «sopravvissuto dell'Olocausto» - se i tedeschi avessero veramente voluto sterminare gli ebrei, non ne sarebbero restati molti nel maggio 1945.

Gli «storici» ci raccontano che sono stati assassinati ad Auschwitz un milione di ebrei per mezzo dello Zyklon B, a Belzec e a Treblinka un totale di 1,4 milioni di ebrei per mezzo del gas di scappamento dei motori Diesel. Si sarebbero bruciati a cielo aperto una gran parte dei morti di Auschwitz e tutti quelli di Belzec, Treblinka, Chelmno e Sobibor senza lasciare traccia di ceneri o di ossa.

Questo castello di menzogne sarebbe crollato immediatamente se, nel 1949, il primo governo della RFT avesse ordinato, con l'esborso di qualche migliaio di marchi, tre perizie: la prima ad uno specialista della lotta contro i parassiti che conoscesse le caratteristiche dello Zyklon B, la seconda ad un costruttore di motori Diesel, la terza ad uno specialista di cremazioni. Il primo esperto avrebbe dimostrato che le «testimonianze oculari» e le «confessioni dei colpevoli» concernenti i massacri a mezzo dello Zyklon erano in contraddizione con le leggi della chimica e della fisica; il secondo avrebbe dimostrato che i massacri con gas di scappamento dei motori Diesel, anche se teoricamente possibili con grandi difficoltà, erano impensabili in pratica, perché il motore a benzina normale è un'arma molto più eff1cace che non il motore Diesel; il terzo avrebbe affermato categoricamente che l'eliminazione di milioni di cadaveri all'aria aperta e senza che ne resti la minima traccia è materialmente impossibile. Tre perizie realizzate nel 1949 avrebbero risparmiato al mondo decenni di propaganda.

Gli storici del futuro giungeranno sicuramente alla conclusione che la convinzione dell'Olocausto nel XX secolo equivale esattamente alla convinzione dell'esistenza delle streghe nel Medio Evo.

Nel Medio Evo tutta l'Europa, compresi i suoi più grandi intelletti, credeva alle streghe. Le streghe, dimostrate colpevoli di relazioni carnali col diavolo, avevano sempre confessato le loro vergognose azioni. Si sapeva dalle loro confessioni che il pene di Satana era coperto di squame e che il suo sperma era ghiacciato. Dei ricercatori erano riusciti a stabilire, grazie a degli esperimenti scientifici, che parecchie streghe non abbandonavano il loro letto nella notte di Varpurga, nel momento in cui attraversavano l'aria a cavallo della loro scopa per andare ad accoppiarsi con il principe delle tenebre. In altri termini, non erano i corpi delle streghe che cavalcavano le scope, ma la loro seconda persona, la loro anima. Migliaia di eretici finirono sul rogo, come le streghe, per aver contratto patti col diavolo; il contenuto di questo patto era stato ricostruito con esattezza, grazie al lavoro minuzioso di tribunali perfettamente legali. Legioni di testimoni degni di fede confermavano queste constatazioni scientifiche sotto giuramento. I libri dedicati alle streghe, al diavolo, all'inferno ed alla stregoneria riempivano biblioteche intere.

Nella nostra epoca, nel secolo di Einstein, della fissione nucleare e dei voli verso Saturno, dottori in legge, professori di storia, intellettuali specialisti di letteratura universale dalle conoscenze enciclopediche, editori di note riviste d'informazione, giornalisti di grido, professori di filosofia, teologi conservatori o modernisti e scrittori tedeschi candidati al premio Nobel, credono che 360.000 ebrei siano stati assassinati nella doccia di Majdanek per mezzo di palline di Zyklonintrodotte attraverso dei doccini nei quali si trasformavano senza indugio in un gas che, benché più leggero dell'aria, discendeva immediatamente a «tagliuzzare i polmoni» (E. Kogon). Essi credono che Joseph Mengele abbia personalmente gassato 400.000 ebrei con l'accompagnamento di melodie di Mozart. Essi credono che l'ucraino John Demjanjuk abbia fatto entrare a colpi di bastone nella camera a gas di Treblinka 800.000 ebrei ai quali aveva previamente tagliato le orecchie, per asfissiarli con i gas di scappamento del motore Diesel di un carro russo in demolizione. Essi credono che la camera a gas di Belzec potesse contenere 32 persone per metro quadrato. Essi credono che i commando speciali di Auschwitz entrassero in una camera a gas satura di acido cianidrico neanche una mezz'ora dopo la gassazione di 2.000 persone, non solamente senza maschera antigas, ma con la sigaretta in bocca, restandone indenni. Essi credono che si possano bruciare centinaia di migliaia di cadaveri senza che ne resti la minima traccia di ceneri o di ossa; che il grasso colasse dai cadaveri durante la cremazione e che le SS gettassero dei neonati in questo grasso bollente; che Rudolf Höss abbia visitato nel giugno 1941 il campo di Treblinka creato nel luglio 1942; che Simon Wiesenthal sia sopravvissuto a una dozzina di campi di sterminio senza essere sterminato in nessuno dei dodici campi; che si potesse seguire da una finestrella nella porta l'agonia di 2.000 persone chiuse in una camera a gas di 210 metri quadrati, come se le persone in piedi davanti alla finestrella non avessero impedito la vista all'osservatore. Essi credono che Hitler avesse ordinato all'inizio del 1942 lo sterminio totale degli ebrei e non sono minimamente scossi nelle loro convinzioni quando leggono nel libro di Nahum Goldmann che l'autore ha contato dopo la guerra 600.000 sopravvissuti ebrei al soggiorno nei campi di concentramento. Essi credono a tutte queste cose con un fanatismo religioso incondizionato e qualunque dubbio altri osi esternare diviene il peggior peccato che si possa commettere anche negli anni Novanta del nostro secolo. Tutto perché è provato da testimonianze degne di fede e dalle confessioni ottenute dai colpevoli in processi formalmente irreprensibili!

I libri consacrati all'Olocausto riempiono biblioteche intere, legioni di autori e produttori traggono profitto dall'Olocausto; Claude Lanzmann è diventato una celebrità mondiale grazie al suo film Shoah, in cui descrive come 16 o 17 parrucchieri taglino i capelli di 70 donne nude in una camera a gas di 4 metri per 4; «storici» come Poliakov, Hilberg, Langbein, Jäckel, Friedländer, Scheffler, e Benz devono le loro lauree universitarie alle camere a gas, e in numerose scuole americane gli «Studi dell'Olocausto» sono materie obbligatorie allo stesso titolo della fisica o della geometria.

Quando questa follia sarà cessata e l'umanità si risveglierà, noi proveremo una vergogna immensa, infinita, al pensiero che essa abbia potuto accettare una mistificazione di tale portata.

Alcune semplici domande agli sterminazionisti

Chiunque creda alla realtà dell'Olocausto e delle camere a gas, deve essere in grado di rispondere alle domande che seguono. Ponete queste domande agli storici, ai giornalisti e alle altre persone che difendono la tesi della storiografia ufficiale.

1) Credete, poiché il comandante di Mauthausen Franz Ziereis l'ha confessato poco prima di morire, che da un milione a un milione e mezzo di persone siano state gassate nel castello di Hartheim presso Linz? Se sì, perché non lo crede più nessuno? Se no, perché credete voi dunque alla gassazione di un milione, un milione e mezzo di persone ad Auschwitz? Perché la confessione di Höss - di cui è provato che fu estorta sotto tortura e che riferiva di tre milioni di morti in un solo campo - dovrebbe essere più degna di fede di quella di Ziereis, di cui più nessuno parla da decenni?

2)Credete alle gassazioni di Dachau - delle quali un pannello attesta che non hanno mai avuto luogo - e di Buchenwald? Se sì, perché nessuno storico vi crede più da molto tempo? Se no, perché credete allora alle camere a gas di Auschwitz e di Treblinka? Quali prove dell'esistenza di queste camere a gas mancano nel caso delle camere a gas di Dachau e Buchenwald?

3)che centinaia di migliaia di ebrei siano stati assassinati col vapore a Treblinka come si è preteso al processo di Norimberga nel dicembre 1945? Credete ai «mulini per uomini», nei quali milioni di ebrei sono stati uccisi con la corrente elettrica come lo crede Stefan Szende, dottore in filosofia? Credete che a Belzec 900.000 ebrei siano stati trasformati in sapone di marca RIF - Rein Judisches Fett [puro grasso ebraico] - come scrive Simon Wiesenthal? Credete alle fosse incandescenti del signor Elie Wiesel e ai vagoni con la calce viva del signor Jan Karski? Se sì, perché nessuno storico condivide più le vostre convinzioni su questi punti? Se no, perché credete dunque alle camere a gas? Perché rigettate un'assurdità per credere ad un'altra?

4)spiegate che per un solo assassinio a colpi di pistola si debba produrre al processo una perizia sull'arma del crimine e sui proiettili, mentre per nessuno dei processi sui campi di concentramento una perizia dell'arma del reato è stata ordinata, quando erano in causa milioni di morti?

5)una camera a gas nazista nella quale degli ebrei sono stati assassinati per mezzo dello Zyklon e spiegatene il funzionamento.

6)l'esecuzione di un condannato a morte in una camera a gas americana, quest'ultima deve essere accuratamente ventilata prima che un medico, dotato di un grembiule di protezione, di una maschera antigas e di guanti, possa penetrarvi. Secondo la confessione di Höss e le testimonianze oculari, i commando speciali di Auschwitz entravano nelle camere a gas sature di acido cianidrico immediatamente o dopo una mezz'ora dalla gassazione di 200 prigionieri, non solamente senza maschera antigas, ma con la sigaretta in bocca e maneggiavano i cadaveri contaminati senza esserne danneggiati. Com'era possibile?

7)un solo storico pretende che vi siano stati dei crematori nei due «campi di sterminio» menzionati sopra [Treblinka e Belzec], né a Sobibor né a Chelmno. Come hanno potuto i nazisti far sparire i cadaveri di 1,9 milioni di persone assassinate in questi quattro campi in modo tale che non ne sia rimasta la minima traccia?

8)abbiamo bisogno di testimonianze né di confessioni per sapere che gli americani hanno lanciato bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki nell'agosto del 1945. Come può avvenire che non si disponga di una qualunque prova, altro che di testimonianze e di confessioni per un genocidio che ha fatto milioni di vittime nelle camere a gas - non un solo documento, non cadaveri, non l'arma del crimine, niente?

9)il nome di un solo ebreo gassato e fornitene la prova - una prova che possa essere accettata da un tribunale giudicante secondo i principi del diritto comune in un normale processo criminale apolitico. Una prova! Una prova soltanto!

10)censimento dell'inizio del 1939 registrava in Unione Sovietica poco più di tre milioni di ebrei. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Paese ha perduto - almeno - il 12 % della sua popolazione e la percentuale di perdite ebree è stata certamente superiore. Il 1• luglio 1990, il New York Post, citando esperti israeliani, constatava che più di 5 milioni di ebrei vivevano ancora in Unione Sovietica quando l'emigrazione massiccia era in atto da molto tempo. Poiché una simile crescita naturale non è possibile, a causa di un tasso di natalità molto basso, ci sarebbero dovuti essere statisticamente circa 3 milioni di ebrei «di troppo» in questo Paese prima dell'inizio dell'onda di emigrazione degli anni Sessanta. Può questo stato di cose spiegarsi altrimenti che col fatto che una grande parte degli ebrei polacchi e molti ebrei di altri paesi siano stati assorbiti dall'Unione Sovietica?

11)pronti a chiedere la sospensione delle misure giudiziarie dirette contro i revisionisti? Siete favorevoli al libero dibattito e all'apertura completa degli archivi? Sareste pronto a discutere pubblicamente con un revisionista? Se no, perché? Non avete fiducia nel valore delle vostre argomentazioni?

12)vi fosse possibile accertare che le camere a gas non sono esistite, pensate che la scoperta dovrebbe essere tenuta nascosta o divulgata?


PER OGGI PUO' BASTARE, DOMANI COMMENTERO' E AGGIUNGERO' DEL MATERIALE

Messaggio modificato da MajinGogetaSSj4 il Oct 2 2007, 06:11 PM


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Sonny
messaggio Oct 2 2007, 06:42 PM
Messaggio #43


Super Saiyan
***** Sayan
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Voto Si..è esistito...


Voglio proprio vedere come va a finire il topic quando interviene certa gente....


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*BAD CYBORG*
messaggio Oct 2 2007, 08:48 PM
Messaggio #44


Saiyan
**** Androide
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Messaggi: 692



CITAZIONE
Infatti nn ho mai scritto ke tu hai negato l'esistenza dell'Olocausto.. Cmq aldilà se tu hai fatto o no il paragone mi sembra ke sia sbagliato solo il fatto di citarle le morti sul lavoro di oggi, visto ke il topic si pone altre argomentazioni. Credo a mio avviso ke cm dici tu gli altri crimini non vengano presi in considerazione cm quello fascista o nazista solo xke nn hanno avuto un ruolo di primo piano nella storia.
Ah, okay, siccome mi ricordavi continuamente che l'Olocausto esiste pensavo che ti riferissi a me...
Ah no? E Stalin che ha fatto 31 milioni di morti?... Non ha avuto rilievo nella storia no?!... E se spesso non l'hanno avuta è perchè i comunisti non l'hanno MAI ammesso come le foibe!...
Dice il saggio: la mer** più la rigiri e più puzza... rolleyes.gif
CITAZIONE
questo purtroppo accade ma ultimamente, soprattutto della situazione in birmania, se ne sta parlando molto.

Sì, certo se ne parla ma poi nessuno fa niente... O mi sbaglio?!

CITAZIONE
comuqnue volevo anke rispondere al fatto ke o tu o majingogeta aveva detto ke le persone uccise erano molto meno di quante erano state dikiarate perkè le loro ceneri inducevano appunto a credere ke fossero molto meno... ma io ho visto delle immagini dove ritrovavano sottoterra centinaia e centinaia di cadaveri, quindi forse saranno meno di 6 milioni le vittime, ma di certo sono anke più di 500mila....
i ritrovamenti in che anno sono stati fatti? Quanti cadaveri sono stati trovati? Siamo sicuri che sono più di 500.000? Li hai contati?...
Io non pretendo di avere ragione, ma ti ho dimostrato come all'inizio le cose fossero diverse e l'ho fatto con delle prove, tu negando tutto ma senza una prova CONCRETA apparte le tue supposizioni NON dimostri nulla... non credi?
CITAZIONE
Voglio proprio vedere come va a finire il topic quando interviene certa gente....

Direi che le antitesi sono state esposte... tocca a te dimostrare il contrario...

Cmq, MajinGogeta, ho dato un'occhiata a ciò che hai scritto e mi sono anche salvato i messaggi, direi che il materiale è piuttosto corposo, però richiede una lettura più attenta, magari domani o tra qualche giorno leggerò un po' meglio il tutto... wink.gif


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goku7
messaggio Oct 3 2007, 03:03 PM
Messaggio #45


Super Saiyan 4
******** Sayan
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Sto leggendo il materiale poi risponderò. E ki lo sostiene ke ha fatto fuori 31milioni di persone??!? ma..

Messaggio modificato da goku7 il Oct 4 2007, 03:01 PM


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Rossifumi
messaggio Oct 3 2007, 04:34 PM
Messaggio #46


Guerriero Z
** Alieno
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Diciamola cosi il primo olocausto lo hanno provocato i Cristiani (Inquisizione) allora quanti cristiani ci sono qui dentro??? rinnegate la vostra fede per quello che ha combinato nel passato?
Fidatevi è la stessa cosa anzi forse anche peggio perchè vietavano "il libero pensiero", non solo una religione.

Che l'informazioni sulla seconda guerra mondiale siano state distorte non è una novità, gli Americani hanno per vizio di passare per EROI anche se non lo sono.


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goku7
messaggio Oct 3 2007, 06:24 PM
Messaggio #47


Super Saiyan 4
******** Sayan
Gruppo: Moderatori
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CITAZIONE (Rossifumi @ Oct 3 2007, 05:34 PM) *
Diciamola cosi il primo olocausto lo hanno provocato i Cristiani (Inquisizione) allora quanti cristiani ci sono qui dentro??? rinnegate la vostra fede per quello che ha combinato nel passato?
Fidatevi è la stessa cosa anzi forse anche peggio perchè vietavano "il libero pensiero", non solo una religione.

Che l'informazioni sulla seconda guerra mondiale siano state distorte non è una novità, gli Americani hanno per vizio di passare per EROI anche se non lo sono.

MA COSA centra l'inquisizione!! x favore nn diciamo cavolate.. Se devi intervenire parla dell'argomento del topic e dai una risposta.. angry.gif


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Xado
messaggio Oct 3 2007, 06:54 PM
Messaggio #48


Saiyan
**** Sayan
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Messaggi: 502



voto si
forse voi non avete capito il significato di olocausto o genocidio di come lo so voglia dire ebbene PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA UMANA VENGONO COSTRUITE DEI CAMPI APPOSITI X UCCIDERE IN MASSA LA GENTE e questo al di là dei numeri e di cosa o cosa nn viene detto .. quesot è il genocidio... una cosa spaventosa


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*BAD CYBORG*
messaggio Oct 3 2007, 07:50 PM
Messaggio #49


Saiyan
**** Androide
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CITAZIONE
voto si
forse voi non avete capito il significato di olocausto o genocidio di come lo so voglia dire ebbene PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA UMANA VENGONO COSTRUITE DEI CAMPI APPOSITI X UCCIDERE IN MASSA LA GENTE e questo al di là dei numeri e di cosa o cosa nn viene detto .. quesot è il genocidio... una cosa spaventosa

Per la prima volta?!... blink.gif La storia NON è iniziata negli anni 40... dry.gif huh.gif


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Xado
messaggio Oct 4 2007, 09:17 AM
Messaggio #50


Saiyan
**** Sayan
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Messaggi: 502



si ma è la prima volta nella storia umana che l'uomo costruisce dei campi di concentramento con lo scopo di uccidere ,, cioè ragazzi sveglia questi studiavano come uccidere la gente in maniera fredda e razionale e poi disfarsi sempre in maniera razionale dei cadaveri.. nemmeno al medioevo o nell'antichità era mai successa una cosa simile.


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Muten
messaggio Oct 4 2007, 12:00 PM
Messaggio #51


Super Saiyan 2
****** Namecciano
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non sono stati per primi i tedeschi...mi viene in mente un precedente, quello dello sterminio degli armeni da parte dei turchi

tratto da wikipedia (so che non è attendibile ma non mi va di cercare da altre parti tongue.gif )

L'espressione Genocidio armeno - talvolta Olocausto degli Armeni o Massacro degli Armeni (e in lingua armena Medz Yeghern, "Grande Male") - si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni compiuta dal governo dei Giovani turchi negli anni 1915-1916. Il termine genocidio è associato soprattutto al secondo episodio, che viene commemorato dagli Armeni il 24 aprile.

quindi come vedete c'è almeno un episodio precedente


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MajinGogetaSSj4
messaggio Oct 4 2007, 02:08 PM
Messaggio #52


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CITAZIONE (Dr. Death @ Oct 4 2007, 02:42 PM) *
esiste eccome! quei 6 milioni di ebrei uccisi da un idiota! da ricordare anche la strage delle foibe.. che non è da meno


ah, 6 milioni... ecco la prova dell'indottrinamento...

Ma quali 6 milioni!! Non sostenete numeri non dimostrati che vi hanno stampato nella mente!!

73.137 - E’ la cifra riportata dal New York Times del 03/03/1991, basata sugli archivi tedeschi relativi ai campi di concentramento che furono catturati dai sovietici e solo recentemente (nel 1991) resi pubblici. Della cifra di morti riportata, 38.031 è il numero dei soli ebrei deceduti ad Auschwitz. Questi archivi dicono che il totale delle persone morte in tutti i campi di concentramento tedeschi dal 1935 al 1945 fu di 403.713! Un totale di 403.713 persone di tutte le razze e religioni furono ufficialmente registrate per essere decedute (per tutte le cause: tifo, vecchiaia, malattie, ed esecuzioni) nell’intero sistema dei
campi di concentramento tedeschi in un periodo di dieci anni! Di queste 403.713 persone, un totale di 73.137 morirono
ad Auschwitz. Di questi 73.137 che morirono ad Auschwitz, 38.031 erano ebrei!

(tratto da "The Barnes Review", January/February 2000)

*Meditate, e non lasciatevi prendere in giro dalla loro "memoria"


Le foibe... ma sapete che il compagno Tito agiva contro gli italiani, deportandoli nei lager, con la compiacenza di quel criminale di Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano? (se fosse stato per questo criminale l'Italia sarebbe diventata una provincia Urss)... lo sapete che l'Inps eroga 29.149 pensioni nell' ex Jugoslavia spendendo circa 104 milioni di euro l'anno? Sapete chi sono i suddetti pensionati dell'Inps? Sono stati torturatori, sterminatori e comandanti di lager jugoslavi che massacravano italiani! Secondo voi questa è giustizia? Intanto diamo pure la caccia agli ex-nazisti!

Messaggio modificato da MajinGogetaSSj4 il Oct 4 2007, 02:09 PM


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goku7
messaggio Oct 4 2007, 03:01 PM
Messaggio #53


Super Saiyan 4
******** Sayan
Gruppo: Moderatori
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L'olocausto esiste! basta finiamola con le cifre, + o - giuste nn mi importa l'olocausto è un dato di fatto..
E poi vorrei sapère oltrea a MajinGogetaSSj4 ki ha votato no, abbiate il coraggio di dirlo e di motivare, almeno lui lo fa

Messaggio modificato da goku7 il Oct 4 2007, 03:02 PM


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super_vegeta
messaggio Oct 4 2007, 03:05 PM
Messaggio #54


Super Saiyan Blue
*********** Sayan
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ragazzi,km avevo detto,credo ke la cosa + giusta da dire sia qst:i crimini nazisti sn stati troppo ingigantiti mentre quelli degli altri stati(vedi i turchi con gli armeni e il comunismo)hanno avuto poca rilevanza,mentre dovrebbero essere sullo stesso livello


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5/03/07-5/03/17 dieci anni sul forum
Io ho viste cose che voi umani non potreste neanche immaginare.
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
è tempo di morire.
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kekko ssj5
messaggio Oct 4 2007, 03:08 PM
Messaggio #55


Super Saiyan 4
******** Sayan
Gruppo: Moderatori
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CITAZIONE
i ritrovamenti in che anno sono stati fatti? Quanti cadaveri sono stati trovati? Siamo sicuri che sono più di 500.000? Li hai contati?...
Io non pretendo di avere ragione, ma ti ho dimostrato come all'inizio le cose fossero diverse e l'ho fatto con delle prove, tu negando tutto ma senza una prova CONCRETA apparte le tue supposizioni NON dimostri nulla... non credi?


se vuoi le prove di quello ke ho appena detto, senza offesa per te, vatti a leggere un libro di storia con le immagini riportate sopra e vedrai quanto erano grandi le aree dove venivano ritrovati icorpi....


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Io sono il primo e unico Super Saiyan di 5° livello!


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Rossifumi
messaggio Oct 4 2007, 03:58 PM
Messaggio #56


Guerriero Z
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CITAZIONE (goku7 @ Oct 3 2007, 07:24 PM) *
MA COSA centra l'inquisizione!! x favore nn diciamo cavolate.. Se devi intervenire parla dell'argomento del topic e dai una risposta.. angry.gif

cosa centra!!!!!
che si chiami olocausto, genocidio, inquisizione per me è la stessa cosa! migliaia di morti.
Allora diciamola così durante l'olocausto venivano deportati gli ebrei perchè erano ebrei cioè professavano una differente religione.
Durante Inquisizione se provavi a avere idee differenti dalla chiesa cristiana cosa succedeva????? non mi sembra che ti applaudivano.

Il termite olocausto è stato fatto solo per differire lo sterminio nazzista da quello cristiano o da altri.
per concludere il termine olocausto non è altro che un sinonimo di sterminio, genocidio, massacro. quindi si puo rispondere alla domanda del topic "si sono esistiti vari olocausti" non uno solo.

[OT]P.S @ goku7= Rispetta il pensiero degli altri o almeno chiedi di spiegarsi meglio. L'educazione è tutto nella vita [/OT]


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Gohan666
messaggio Oct 4 2007, 04:00 PM
Messaggio #57


Guerriero Z
** Sayan
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si esiste


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PUERTA, AMIGO, EL FORO ESTA' CON TIGO

se anke tu cm me vuoi ricordare antonio puerta, copia e incolla questa frase nella tua firma




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goku7
messaggio Oct 4 2007, 04:07 PM
Messaggio #58


Super Saiyan 4
******** Sayan
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CITAZIONE (Rossifumi @ Oct 4 2007, 04:58 PM) *
cosa centra!!!!!
che si chiami olocausto, genocidio, inquisizione per me è la stessa cosa! migliaia di morti.
Allora diciamola così durante l'olocausto venivano deportati gli ebrei perchè erano ebrei cioè professavano una differente religione.
Durante Inquisizione se provavi a avere idee differenti dalla chiesa cristiana cosa succedeva????? non mi sembra che ti applaudivano.

Il termite olocausto è stato fatto solo per differire lo sterminio nazzista da quello cristiano o da altri.
per concludere il termine olocausto non è altro che un sinonimo di sterminio, genocidio, massacro. quindi si puo rispondere alla domanda del topic "si sono esistiti vari olocausti" non uno solo.

[OT]P.S @ goku7= Rispetta il pensiero degli altri o almeno chiedi di spiegarsi meglio. L'educazione è tutto nella vita [/OT]

io nn ho kiesto esistono altri olocausti? stiamo discutendo dell'olocausto + famoso della storia, qll avvenuto durante la 2 guerra mondiale.. nn si tratta di educazione è ke hai scritto roba nn attinente al topic


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Rossifumi
messaggio Oct 4 2007, 04:22 PM
Messaggio #59


Guerriero Z
** Alieno
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CITAZIONE (goku7 @ Oct 4 2007, 05:07 PM) *
io nn ho kiesto esistono altri olocausti? stiamo discutendo dell'olocausto + famoso della storia, qll avvenuto durante la 2 guerra mondiale.. nn si tratta di educazione è ke hai scritto roba nn attinente al topic

Io nel mio primo post intendevo dire che è esistito ma amplificato a dismisura dagli americani per farsi passare per eroi.


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*BAD CYBORG*
messaggio Oct 4 2007, 05:21 PM
Messaggio #60


Saiyan
**** Androide
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Messaggi: 692



CITAZIONE
se vuoi le prove di quello ke ho appena detto, senza offesa per te, vatti a leggere un libro di storia con le immagini riportate sopra e vedrai quanto erano grandi le aree dove venivano ritrovati icorpi....
Ehm, senti, non è che voglio essere scortese, ma in primis io mi sono documentato molto sull'Olocausto, sulla storia del Terzo Reich, mi sono recato in 5 campi di sterminio e lì ho visto le foto, le camere a cags e tanto altro, ho assistito a testimonianze e dibattiti sull'argomento... al contrario di te, che magari ne hai solo sentito parlare sui libri di scuola dove la verità è stata mascherata e NON solo su questo argomento, quindi non sei nella condizione di dirmi quello che devo fare... abbi pazienza, ma è così...

CITAZIONE
L'olocausto esiste! basta finiamola con le cifre, + o - giuste nn mi importa l'olocausto è un dato di fatto..
E poi vorrei sapère oltrea a MajinGogetaSSj4 ki ha votato no, abbiate il coraggio di dirlo e di motivare, almeno lui lo fa

Sì. è un dato di fatto nessuno lo mette in dubbio, ma ti stiamo solo facendo capire che QUELLO CHE E' SUCCESSO E' STATO MOLTO INGIGANTITO, punto... che è esistito è vero, ma cmq non TUTTO...

CITAZIONE
si ma è la prima volta nella storia umana che l'uomo costruisce dei campi di concentramento con lo scopo di uccidere ,, cioè ragazzi sveglia questi studiavano come uccidere la gente in maniera fredda e razionale e poi disfarsi sempre in maniera razionale dei cadaveri.. nemmeno al medioevo o nell'antichità era mai successa una cosa simile.
Ma non è vero niente... mi pare te l'abbiano anche fatto notare, e poi c'è stato altro oltre a quello riportato da Muten, perciò mi sa che non eri a conoscenza di tutto... rolleyes.gif
CITAZIONE
Le foibe... ma sapete che il compagno Tito agiva contro gli italiani, deportandoli nei lager, con la compiacenza di quel criminale di Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano? (se fosse stato per questo criminale l'Italia sarebbe diventata una provincia Urss)... lo sapete che l'Inps eroga 29.149 pensioni nell' ex Jugoslavia spendendo circa 104 milioni di euro l'anno? Sapete chi sono i suddetti pensionati dell'Inps? Sono stati torturatori, sterminatori e comandanti di lager jugoslavi che massacravano italiani! Secondo voi questa è giustizia? Intanto diamo pure la caccia agli ex-nazisti!

Quoto

CITAZIONE
ragazzi,km avevo detto,credo ke la cosa + giusta da dire sia qst:i crimini nazisti sn stati troppo ingigantiti mentre quelli degli altri stati(vedi i turchi con gli armeni e il comunismo)hanno avuto poca rilevanza,mentre dovrebbero essere sullo stesso livello

... e quoto...


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